Era tempo che i residenti di piazza Matteo d’Aiello, cuore del centro storico di Salerno, segnalavano schiamazzi, rumori molesti, disordini e confusione in quella zona delle Fornelle. All’origine del caos, a detta di molti, c’era il bivacco continuo che si creava attorno all’abitazione al piano rialzato del civico 18: la stessa che ormai quattro anni fa divenne teatro di uno dei delitti più seguiti dall’opinione pubblica, nella cronaca recente. Ovvero, l’omicidio del carrozziere Eugenio Tura de Marco ad opera del fidanzato della figlia, Luca Gentile, che sta scontando una pena ad oltre 16 anni di galera. I Carabinieri un paio di giorni fa hanno deciso di dar seguito alle segnalazioni e di bussare alla porta di quell’appartamento, di proprietà comunale e non ancora riassegnato dove- in linea teorica- non doveva esserci nessuno. Ed invece, i militari hanno scoperto che all’interno viveva almeno un extracomunitario, ovviamente abusivo, che si era introdotto nella casa impossessandosene. E’ stato subito sgomberato e denunciato per invasione di edifici, mentre l’immobile è stato riaffidato alla custodia del Comune di Salerno non prima d’essere stato sigillato per evitare altre occupazioni. Palazzo di Città ora provvederà a riassegnare la casa ad una famiglia bisognosa. Ma davvero per quest’appartamento sembra non esserci pace. Appena qualche mese fa, la vicenda giudiziaria dell’omicidio De Marco ebbe un duplice epilogo: il primo, in Cassazione, con la conferma della condanna a 16 anni e 8 mesi per l’assassino Luca Gentile; il secondo, in Corte d’Assise, con l’assoluzione della sua fidanzata nonché figlia del carrozziere ucciso dall’accusa di concorso morale in omicidio. Daniela Tura de Marco potrebbe affrontare un processo per favoreggiamento, ma questa è un’altra storia.
La casa del “delitto delle Fornelle” occupata abusivamente da un immigrato
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