Il modello Campania, visto oggi con interesse e forse anche un pizzico di invidia, consiste in tre obiettivi: aprire tutto, ma per sempre senza correre il rischio di dover richiudere subito dopo, tutelare la vita delle nostre famiglie e offrire un aiuto concreto e immediato alle fasce più deboli, oltre che alle imprese in difficoltà. “Continuiamo a muoverci così come abbiamo fatto dai primi attimi di questa emergenza sanitaria – ha detto il Governatore De Luca – in maniera ordinata e semplice. In queste settimane stiamo assistendo ad una situazione nuova, ad un’Italia capovolta, con le regioni del Sud che riescono a gestire meglio il problema, rispetto a quelle del nord. Abbiamo avuto l’impressione che i comportamenti più rigorosi si siano visti nel mezzogiorno, mentre al nord ci si è un po’ incartati con qualche elemento di ammuina. La settimana scorsa – continua De Luca – altra ammuina con la Regione Campania che non firmava l’accordo col Governo. Non c’era assolutamente nulla da firmare. La Regione Campania ha semplicemente posto due problemi, uno relativo alle aperture di lunedì 18 maggio e uno più complesso relativo ai rispettivi ruoli di Stato e Regioni. La realtà che qualcuno ha voluto capovolgere – dice il Governatore – è questa: la Campania ha difeso l’unitarietà dello stato italiano contro la tendenza alla frantumazione in 20 regioni-staterelli. Una posizione semplice e chiara che tuttavia non è emersa. Una settimana fa, eravamo chiamati a decidere quale istituzione dovesse certificare lo stato dell’epidemia, cioè se tale valutazione dovessero farla 20 regioni autonomamente o il Governo centrale, tramite il Ministero della Salute. Ebbene, la Regione Campania ha sostenuto la propria tesi, cioè che il compito spettasse al Ministro competente. Una Regione può monitorare la curva epidemiologica del proprio territorio, non certo dell’intero Paese, per cui lo stato dell’epidemia non può che essere valutato e monitorato dallo Stato. Il motivo del dissenso era tutto qui: incredibilmente, abbiamo difeso il ruolo del Ministro e del Governo Nazionale contro la spinta alla frantumazione e a Roma hanno deciso il contrario, cioè delegando il tutto alle Regioni”. De Luca chiude il concetto con una domanda da 100 pistole: “Se il 3 giugno si apre alla mobilità interregionale, chi decide? Ci si mette d’accordo tra Governatori o ci pensa lo Stato?”.
La firma? De Luca fa chiarezza…
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