«In effetti una cosa del genere ancora non l'avevo vista in carriera»: si pronuncia così il procuratore capo Borrelli sull'episodio del carosello delle ambulanze, che ha ulteriormente consentito di scoperchiare il vaso di Pandora, legato all'inchiesta che ha portato alla fitta rete riconducibile a colui il quale si è rivelato l'imperatore del settore del trasporto infermi e delle onoranze funebri, Roberto Squecco. L'imprenditore finito in manette, assieme ad altre dieci persone legate alle sue società ed associazioni, è stato incastrato grazie a complesse attività d'indagine ed al lavoro congiunto di Procura, Questura e Dipartimento centrale Anticrimine della Polizia di Stato.
Già nell'ottobre del 2019, a Squecco ed ai suoi prestanome erano stati sequestrati in maniera preventiva società ed associazioni, operanti nel settore del trasporto e soccorso infermi, in convenzione con l'A.S.L. di Salerno e delle onoranze funebri nonché beni strumentali delle stesse, oltre a conti correnti e rapporti bancari sui quali erano stati rintracciati movimenti di ingenti somme di danaro pari a circa 500mila euro. Il meccanismo di intestazione fittizia serviva all'imprenditore di Capaccio per mantenere i patrimoni accumulati attraverso reati per cui era già stato condannato, come ha spiegato la pm, titolare dell'inchiesta sul gruppo Squecco, Francesca Fittipaldi.
L'operazione salernitana ha, inoltre, fatto da apripista nell'ambito dell'applicazione della Normativa europea per il riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca. "Oggi per la prima volta colpiamo patrimoni che sono stati delocalizzati all'estero, in questo caso in Romania" – ha detto ieri in conferenza stampa alla Cittadella giudiziaria il direttore centrale dell'Anticrimine della Polizia, che ha operato il sequestro di prevenzione di beni e assetti societari, per un valore di circa 16 milioni di euro. Lo scenario che emerge da questa vicenda, in cui non va dimenticato anche il passato di Squecco (già condannato per partecipazione ad associazione di stampo camorristico, riconducibile ai Marandino), è decisamente poco incoraggiante. Il procuratore capo Borrelli ha comunque precisato ed escluso presunti collegamenti con il sindaco per il quale le ambulanze sfilavano a festa: «L'episodio rappresenta una forma di giubilo, ma a cosa questo giubilo fosse dovuto non è contenuto in questo provvedimento».