Le istituzioni bocciano l’idea della Cgil di favorire l’insediamento delle nuove Fonderie Pisano nell’area Italcementi

Redazione

Le nuove Fonderie Pisano sui suoli Italcementi? Non grazie. La proposta lanciata dalla Cgil durante il dibattito di ieri sera nella sede della Camera del lavoro viene respinta in tempo reale delle istituzioni intervenute e da una pioggia di reazioni piovuta con ogni mezzo dai territori interessati. L’idea del sindacato di unire le due vertenze e di salvare i posti di ambedue le aziende con un solo investimento non piace ai Comuni di Salerno, Pontecagnano, San Cipriano Picentino e Giffoni Sei Casali e lascia perplessi l’Asi e gli stessi industriali. Per il presidente di Confindustria Andrea Prete, solo pensare alle Fonderie sui terreni Italcementi significa infilarsi in vicolo cieco e scatenare un ginepraio dal quale difficilmente se ne verrebbe fuori. Gli fa eco Antonio Visconti, per il quale la soluzione proposta si rivelerebbe anche peggiore dei decenni già persi a chiacchierare sulla delocalizzazione da Fratte. Meglio una «rivoluzione della ragione», dice, alludendo all’ipotesi Buccino che anche per Andrea Prete rimane la più percorribile, anche perché quella zona industriale è lontana dai centri abitati. Su questo si aggancia anche il sindaco di Salerno, che invoca una campagna di ascolto dei territori ed un confronto a viso aperto con le popolazioni locali. «Va convinto Nicola Parisi- dice Enzo Napoli- ma vanno convinti i cittadini di quelle zone con idee sicure e sostenibili». E poi ci sono le assunzioni che i Pisano hanno promesso, che potrebbero dare respiro all’occupazione locale. Il sindaco di Salerno ammette che l’impianto odierno in Via dei Greci è come «un angolo di Calcutta» in pieno centro, una cosa di cui i proprietari devono rispondere. E sono proprio i Pisano, in serata, a ribadire la disponibilità ad investire in uno stabilimento all’avanguardia e a basso impatto ambientale, purché ci siano le condizioni. La Cgil, che ha risollevato il caso, ricorda la necessità di trattenere questa fabbrica nel salernitano dove ormai si assiste alla desertificazione industriale, senza contare che tra otto mesi scadono gli ammortizzatori sociali per lavoratori di Pisano e le maestranze Italcementi potrebbero andare a casa.

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