L’intensità del volto in chiaroscuro di Rosaria, vedova di Vito Schifani, agente di scorta di Giovanni Falcone, “invade” prepotentemente l’ipogeo di San Pietro a Corte. Mentre Pier Paolo Pasolini tiene il suo tra le mani, sull’altare sconsacrato della Chiesa di San Sebastiano del Monte dei morti.
Sono due degli scatti iconici della fotografa palermitana Letizia Battaglia, che, dopo il successo delle ultime mostre a Palazzo Ducale di Genova e alle Terme di Caracalla a Roma, ritorna al Sud con questa esposizione a cura di Paolo Falcone, organizzata dall’associazione Tempi Moderni in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia e la Fondazione Falcone per le Arti.
A differenza delle altre antologiche, però, questa salernitana, intitolata “Letizia Battaglia – Una vita. Come un cazzotto, come una carezza”, è la prima mostra “diffusa”: il corpo centrale, che in tutto prevede l’esposizione di oltre cento opere – tra cui la scrivania di Boris Giuliano coperta di rose, Piersanti Mattarella esanime tra le braccia del fratello Sergio, immagini delle malatine del manicomio di Palermo, palazzo Gangi, il manifesto per l’omicidio di Peppino Impastato, un giovane Giovanni Falcone, i suoi invincibili – oltre a video, documentari, riviste e libri, è allestito a Palazzo Fruscione.
Ci sono poi altri 5 luoghi: i già citati Ipogeo di San Pietro a Corte e Chiesa dei Morticelli, la Corte di Palazzo Pinto, la cappella di Sant’Anna e la Cappella di San Ludovico, dove sono “sparpagliate” altre foto, pubblicazioni, segni che costruiscono, intorno alla figura e all’opera della fotografa, editrice e attivista palermitana, un ideale itinerario di fruizione nel cuore antico di Salerno, in cui dialogano l’arte dei luoghi scelti e l’arte della fotografia.
Inaugurata lo scorso 9 marzo, la mostra resterà aperta fino al 19 maggio e sarà visitabile anche nei giorni di Pasqua (10.30-13.30 e 16.30-20.30) e Pasquetta (10.30-20.30).