Lia Rumma, “magistra” di civiltà amalfitana

Redazione

La gallerista che ha favorito la nascita dell’arte contemporanea è la prima donna che riceve il riconoscimento nell’ambito della cerimonia del Capodanno bizantino.

Sarà una donna a ricevere il prestigioso titolo di Magister di Civiltà nel corso del Capodanno Bizantino 2018 in programma ad Amalfi tra il 31 agosto e il 1° settembre.

Un riconoscimento che la città, Antica Repubblica Marinara, attribuisce ogni anno a personalità, amalfitane di origine o di adozione, che si sono distinte per particolari meriti in uno dei settori di spicco della storia locale.

La scelta, per la prima volta in assoluto dall’istituzione del premio, è ricaduta su una donna: Lia Rumma, illuminata gallerista che ha favorito la nascita dell’arte contemporanea contribuendo a scrivere importanti pagine di storia ad essa legate.

Rumma, assieme al compianto marito Marcello, è stata ed è una delle principali ricercatrici di talenti artistici che ha speso la propria vita nell’alimentare e promuovere, attraverso l’attività di mecenatismo, i più importanti movimenti artistici internazionali.

Fu proprio ad Amalfi, negli anni Sessanta, che Marcello e Lia Rumma, all’epoca giovani collezionisti di Salerno poco meno che ventenni, si fecero promotori delle mostre di una nuova generazione di artisti emergenti oltre che di molteplici iniziative culturali.

In particolare Marcello Rumma divenne sponsor e organizzatore di importanti rassegne negli Antichi Arsenali di Amalfi: “Ritorno alle cose stesse” (1966) a cura di Renato Barilli; L’Impatto Percettivo (1967) a cura di Alberto Boatto e Filiberto Menna e soprattutto Arte Povera più Azioni Povere (1968) a cura di Germano Celant, che riscosse da subito un enorme successo di critica a livello internazionale, furono i tre eventi che la città ospitò in quell’indimenticabile periodo di grande fermento culturale.

Nella ricorrenza del cinquantenario della mostra Arte Povera più Azioni Povere, Amalfi ricorda che, proprio grazie a quelle iniziative, vennero scritte in città alcune delle più importati pagine della rivoluzione culturale del ’68. Si propagarono partendo proprio dall’Arsenale, instillando nuove correnti e un moderno sentire nel panorama dell’arte internazionale.

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