L’ultima tappa della vicenda di Antonio Cesarano, l’ex vicesindaco di Nocera Inferiore finito nel calderone dell’indagine denominata “Tutta un’altra storia” si è consumata all’inizio dello scorso mese di febbraio, quando la difesa del medico prestato alla politica provò in tutti i modi a confutare la sostanza delle accuse che hanno dato fondamento alla misura cautelare restrittiva per l’ex sindaco di Nocera che, secondo l’antimafia, aveva rapporti stretti con il boss Antonio Pignataro e con l’ex consigliere comunale Carlo Bianco, ritenuto vicino allo stesso Pignataro. I giudici del Riesame, però, non credettero alla ricostruzione che puntava a ridimensionare i legami tra Cesarano e Pignataro, riducendoli ad un rapporto medico-paziente. Il boss si è più volte recato nel laboratorio d’analisi di Cesarano per sottoporsi ad accertamenti specifici, ma secondo l’accusa i rapporti non di limitavano a quello. Inoltre, i legali dell’ex sindaco di Nocera hanno tentato di rileggere le intercettazioni finite nel mirino della Procura, contestandone la trascrizione con una perizia di parte e ritenendo fallace la tesi secondo la quale documenterebbero lo scambio politico-mafioso alla base dell’impianto accusatorio. Il Riesame, però, anche in quel caso ritenne provato l’interessamento di Cesarano alla campagna elettorale di Bianco (che non fu rieletto in consiglio a Nocera) come al progetto per la costruzione di una casa famiglia su un terreno della parrocchia di San Giuseppe a Montevescovado. Un tema caro al boss Pignataro, che anche tramite il nipote Ciro Eboli avrebbe esercitato pressioni per far approvare una delibera di giunta a Nocera sul cambio di destinazione d’uso dell’area dove doveva sorgere la struttura. Pure in questa vicenda, secondo gli inquirenti, il ruolo di Cesarano sarebbe stato tutt’altro che marginale, nonostante da tempo non ricoprisse incarichi politici diretti. https://www.youtube.com/watch?v=eGR9YXyYf28
L’indagine “Un’altra Storia” tra politica, malavita ed affari
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