Il ricordo del genero, Renzo Lusetti, della prima nipote Marzia e di Tino Iannuzzi

L’ultimo saluto a Paolo Carbone, avvocato

Gremita la Chiesa del Sacro cuore che si è stretta attorno alla moglie Lucia e alle figlie
Francesca Salemme

C’erano l’avvocatura, la magistratura, la politica, le istituzioni e gli amici di sempre ieri pomeriggio ad affollare la Chiesa del Sacro Cuore, alla stazione, per salutare Paolo Carbone, il principe del foro salernitano, scomparso lunedì mattina a Roma. Alle 14 la salma è arrivata al suo studio a corso Vittorio Emanuele – dove è stata allestita la camera ardente: il feretro ricoperto da tante rose rosse e dalla sua toga, che lo ha accompagnato nella vita ed ora nel suo ultimo viaggio – poi alle 15.30 i funerali, sentiti, commossi, partecipati. Nessuno è voluto mancare per dare l’ultimo saluto al “leone” dell’avvocatura, che forse per una tale manifestazione di affetto e stima sarebbe arrossito, come faceva quando era al centro dell’attenzione: “Nonno, hai sempre dato la scena agli altri ma oggi la scena è tutta tua perché lo meriti” ha ricordato nel suo accorato ed affettuoso saluto Marzia, la più grande dei suoi “nipotini”, come affettuosamente li chiamava quando parlava di loro che ne ha tratteggiato un ritratto intimo e commosso. “Se n’è andato sereno – ha detto dal pulpito il genero Renzo Lusetti – tra le carezze della moglie Lucia e delle sue amate figlie Vira e Hella”. È stato proprio lui prima, e il suo amico Tino Iannuzzi poi, a ricordarne l’intelligenza, l’umanità, la cultura e la passione di quell'”uomo del Sud” innamorato pazzo della sua famiglia e della sua professione che, anche nel letto dell’ospedale, qualche ora prima di morire non ha rinunciato a lavorare scrivendo un ricorso, che verrà depositato nei prossimi giorni dai suoi associati.

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