Non aveva nemici, solo fieri e leali avversari che oggi piangono la sua morte. Il dolore non ha colore politico, lo testimonia il fatto che tanti, anzi tutti hanno voluto partecipare, spendere una frase, raccontare un aneddoto, insomma dare il giusto tributo al sindaco della città più socialista d’Italia, quella che tra l’87 e il ’93 fece registrare la prima, decisa accelerata verso la crescita urbana e sociale, partendo da un clamoroso 33% che suonò quasi come un plebiscito. Vincenzo Giordano era un uomo d’altri tempi e di un altro modo di fare politica: quella del dialogo costruttivo, quella mai inquinata dalla litigiosità, mai pregna di rancore che portava gli uomini in pizzeria assieme, finanche dopo un feroce duello dialettico, come ricordato ieri da Tommaso Biamonte. Un comizio al vetriolo contro Giordano e poi tutti e due a pranzo, come se nulla fosse accaduto. Dalla bufera giudiziaria in poi, il Professore ha perso un po’ il sorriso. E non gli è bastato nemmeno uscire illeso e senza macchie dal polverone; restare alla gogna dopo aver fatto tanto per la sua città, dopo aver profuso tempo ed energie per la sua comunità, deve averlo ferito nel profondo dell’anima. Ma non si è mai arreso, continuando a dispensare perle di saggezza dalle colonne di Cronache del Mezzogiorno, in veste di opinionista politico. Anche in quell’inedito ruolo, Vincenzo Giordano ha continuato a perseguire la linea del confronto costruttivo, quella che non offende e non santifica. Quella che era e resta l’unica strada per un futuro migliore.
L’ultimo saluto a Vincenzo Giordano
82
articolo precedente