La domanda è sempre quella: "ma ci fanno di nuovo zona rossa?", la risposta è sempre lì, al solito posto. E' da ricercare in noi stessi, perché quella risposta la conosciamo: dipende solo da noi, dal modo che abbiamo di convivere con la pandemia, dai nostri atteggiamenti e comportamenti nel quotidiano, dal nostro senso di responsabilità. La Campania, l'Italia in generale non è Israele, non è la Scozia, insomma non ha i depositi stipati di vaccini da distribuire, qui di sieri ne arrivano col contagocce e, nell'attesa di un lieto fine da film western, quello sempre annunciato dall'arrivano i nostri, abbiamo il diritto e il dovere di proteggerci e proteggere gli altri. Ormai, da giorni, i dati del contagio parlano chiaro: è in atto un testa a testa tra Lombardia e Campania sul maggior numero di casi positivi su territorio nazionale.
Ci sono gli effetti, ci sono anche le cause: non tutti rispettano quelle semplici norme di protezione individuale e collettiva. Non tutti mettono la mascherina, quantomeno non tutti hanno capito, a distanza di un anno, che dovrebbe coprire anche il naso. Non tutti hanno il minimo sindacale di senso di responsabilità tale da non recarsi al lavoro, di non andare a scuola o non mandare i figli piccoli a scuola in caso di febbre e altri sintomi. Eppure, il messaggio è chiaro: la variante inglese – che sta diventando dominante, dappertutto – è di gran lunga più contagiosa del virus originale, tanto da trasformare in cluster un brindisi tra amici. La ridotta socialità è un ostacolo alla libertà, certo, ma questa altro non è che una corsa a ostacoli. E' il caso di farsene una ragione e lottare, tutti assieme, con le armi che abbiamo in dotazione. Noi abbiamo distanze da rispettare, mascherine e igienizzanti, i medici hanno le cure, chi governa prova a dotarsi di quella decisiva: il vaccino per tutti. Fino a quando non ci sarà, non è consentito abbassare la guardia. Perché il nemico, il Covid, a quanto pare non ha nessuna intenzione di farlo.