Marchio, Salerno non è un caso isolato

Redazione

Negli ultimi anni la questione dei marchi delle società calcistiche è divenuta di stretta attualità ed è andata di pari passo con i tracolli di alcuni club. Il caso Salerno è tutt’altro che isolato. Altrove, però, la questione è stata affrontata in maniera diversa, dai presidenti, ma anche dai curatori fallimentari. Da più parti si sottolinea che l’importanza del marchio, quale valore patrimoniale autonomo nell’ambito della società calcistica, diventa maggiore a seconda degli anni di attività sportiva continuativa, popolarità della squadra, diffusione dello sport nel bacino d’utenza, ma anche riconoscibilità e notorietà del marchio stesso. In alcuni casi, come a Napoli, Firenze e Torino, le nuove proprietà hanno dovuto sborsare cifre esorbitanti per poter riportare simboli e denominazioni originarie. De Laurentis ha investito qualcosa come 28 milioni e mezzo di euro, i Della Valle 2 milioni e mezzo, Cairo 1 milione e 400 mila euro. A Salerno, la curatela fallimentare ha attribuito solo ai beni immateriali della vecchia società il valore di 827 mila euro più iva. A Foggia, tutto il pacchetto, comprendente marchio, parco calciatori e quant’altro, è stato stimato in 500 mila euro. Caso analogo, poche settimane fa, a Pescara alla società subentrante per 600 mila euro automaticamente è stato attribuito anche il marchio. A Reggio Emilia, dove la società fallita aveva un passivo di 80 milioni di euro, il nuovo proprietario si è aggiudicato il marchio con 200 mila euro. A Venezia ne sono bastati 100 mila, a Lucca addirittura appena 15 mila. Il marchio, insomma, da più parti, viene ritenuto l’elemento principale per la fidelizzazione del tifoso e che per primo identifica la squadra. Ma poi, al momento della valutazione dello stesso, i parametri utilizzati negli anni e nei diversi luoghi sono risultati completamente diversi. Ieri, lo ricordiamo, il giudice delegato ha ufficialmente rigettato l’istanza presentata fuori asta da Antonio Lombardi per l’acquisizione dei beni immateriali della Salernitana Sport, sebbene le cinque aste finora bandite siano andate sempre deserte. Mentre in città la voglia di cavalluccio è sempre crescente e si pensa a qualche iniziativa, come qualche amichevole di lusso, per raccogliere fondi utili alla causa, il discorso è stato quantomeno rinviato di un paio di mesi, visto che il 16 marzo è in programma la sesta asta con il prezzo di partenza immutato. La speranza è che prima dei festeggiamenti per il 90esimo anniversario dell’attività calcistica la situazione possa essere definitivamente risolta.

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