Erano le ore 13 del 25 ottobre ’54 quando su Salerno e provincia cominciò a piovere: goccioloni, un primo scroscio. La pioggia si fece più intensa nel pomeriggio, incessante e spaventosa a mezzanotte.
Ci furono smottamenti, case spazzate via, ponti crollati e ferrovie interrotte in più punti.
Una enorme frana si staccò da una montagna recentemente disboscata e spazzò via il villaggio di Molina ed un antico ponte.
Venne parzialmente distrutta Maiori, e per l’ingente apporto di detrito dalle alture dell’interno cambiò la linea di costa.
Il bilancio delle vittime fu gravissimo: 318 morti, 250 feriti e oltre 5.000 senza tetto.
Ci vollero 45 miliardi di lire per avviare la ricostruzione. La città pianse le sue cento e più vittime mentre finirono in ginocchio i rioni di Canalone, Calata San Vito, Annunziata.
Quella ferita profonda è nata una nuova comunità: molte famiglie residenti nel centro storico ed a Canalone si trasferirono nella zona orientale dove venne creato un nuovo quartiere, Mariconda.
Questa mattina, in via Mauri, proprio a Mariconda, a pochi metri dalla rotatoria del Parco Arbostella, davanti alla lapide collocata nove anni fa in onore delle vittime dell’alluvione del 1954, si è svolta una piccola cerimonia commemorativa per il 69esimo anniversario di quella tragica notte.
Oltre agli organizzatori, presenti rappresentanti delle istituzioni e i vigili del fuoco.