Qualcuno dice: “a che serve manifestare contro la guerra? Convinciamo Putin a ritirare le truppe?”. Qualcuno dice, il punto è quello. Qualcuno dice, mentre almeno qualcun altro fa e questo non è certo il momento di dire, ma di fare. L’indifferenza può essere l’alleata più preziosa di questo maledetto conflitto che – partito con armi diciamo convenzionali – rischia di trasformarsi in ecatombe, per una eventuale, folle gara a chi ha la bomba atomica più distruttiva. Qualcuno dice: “era il caso di fare una manifestazione di piazza?”, noi ci auguriamo che sia solo una delle tante, tantissime manifestazioni, che sia solo l’inizio dello scudo umano che tutti i popoli del mondo dovrebbero fare in questo momento storico che è assai più delicato di quanto si possa pensare. 100, 1000, un milione di iniziative come quella napoletana, ci vorrebbero. Per isolare chi crede di avere il pianeta in mano e di poterne fare ciò che vuole, per farlo sentire solo, per farlo apparire una nullità dinanzi al mondo intero. La pace è come la guerra: può scoppiare da un momento all’altro. La speranza è che scoppi dappertutto, non solo a Napoli.
Meglio “fare” che dire, per scongiurare disastri
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