A vent’anni dalla prematura scomparsa di Filiberto Menna, protagonista dello svecchiamento della cultura figurativa in Italia, la Fondazione a lui dedicata ha inteso ricordarne il lavoro teorico e critico e il magistero accademico con una due giorni di Convegno – intitolato “Filiberto Menna. Il progetto moderno dell’arte”, a cura di Achille Bonito Oliva e di Angelo Trimarco – ed una mostra – “Filiberto Menna. La linea analitica dell’arte contemporanea”, allestita all’interno del complesso di Santa Sofia e a cura di Stefania Zuliani. Obiettivo di questo omaggio – che non voleva essere e non è stata una commemorazione – il significato e la ricchezza del contributo teorico offerto da Filiberto Menna e, più complessivamente, l’attualità della proposta critica dell’intellettuale salernitano rispetto alle questioni più attuali e vitali del contemporaneo dibattito critico, estetico e filosofico. La ratio del programma del convegno cui hanno partecipato storici, amici, colleghi ed allievi è spiegata attraverso la cronologia delle opere: Menna arriva al Magistero di Salerno nel 1965 come docente di arte medioevale e moderna. Si fa conoscere con pubblicazioni che rivisitano protagonisti della Modernità (Mondrian , Prampolini) o affrontano con originalità i problemi posti dalle avanguardie (Profezia di una società estetica, del 1968 dove si parla di design, architettura e di arte astratta, questioni che culminano in altri saggi di grande successo, La linea analitica dell’arte moderna, 1975 e Critica della critica, 1980. “Il progetto moderno dell’arte” (da cui il titolo di questa due giorni di studi), che viene pubblicato l’anno prima della sua scomparsa è l’ ultimo suo rilevante contributo di visione appassionata del mondo.
Menna, 20 anni dopo, omaggio allo studioso
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