Ci basta vedere il suo sorriso per sentirci un po’ più sollevati. Roberto Merino arriva puntuale, alle 9, al Cefisa, la struttura con cui la Salernitana ha stipulato per il secondo anno una convenzione per il recupero dei calciatori infortunati. E’ costretto a camminare ancora con l’ausilio di una stampella, prima erano due, e, quasi un mese dopo l’operazione a cui è stato sottoposto a Perugia dal professor Giuliano Cerulli, è già un risultato incoraggiante. Quantoprima, il peruviano conta di riuscire a muoversi in maniera del tutto autonoma. Il Maradona delle Ande non solo sta seguendo scrupolosamente il protocollo riabilitativo studiato per lui dallo staff sanitario della Salernitana, ma per certi versi fa anche più di quello che gli hanno chiesto i dottori D’Alessandro e Leo, che stanno seguendo in maniera meticolosa, passo per passo, ma anche con grande umanità il suo decorso post-operatorio. L’infortunio rimediato lo scorso 25 luglio in uno scontro fortuito con Robertiello è ormai solo un brutto ricordo, ora Merino ha semplicemente voglia di mettersi alle spalle il trauma contusivo-distorsivo al ginocchio sinistro che ha costretto il dottor Cerulli ad operarlo con una tecnica particolare per rinforzare il legamento crociato, lesionatosi parzialmente. Merino si sta dedicando anima e corpo alla fisioterapia, lavora tra le 7 e le 8 ore al giorno, tra Cefisa, piscina del Grand Hotel e nuovamente Cefisa. Qui, un po’ tutti, medici, fisioterapisti, collaboratori e anche gli altri pazienti, hanno preso in simpatia il fantasista sudamericano e lo stanno aiutando in un momento difficile della sua vita e della sua carriera. Lorenzo è diventato il suo angelo custode. Con lui, nonostante il dolore ancora forte, Merino svolge tutti gli esercizi di riabilitazione ed il potenziamento muscolare. Determinati movimenti gli provocano delle fitte estremamente dolorose, il peruviano stringe i pugni e va avanti. Sono giorni difficili, da tutti i punti di vista, giorni che Merino sta affrontando col sostegno del fratello Ivan, probabilmente a breve sbarcherà in Italia anche la madre, ma anche il suo scopritore Josè Alberti e i tanti amici che è riuscito a farsi in città lo invitano a non mollare. Salerno e la Salernitana aspettano Merino e poco importa se ci vorrà ancora qualche mese per rivederlo in campo e se per vedere il vero Merino bisognerà probabilmente aspettare il 2010. Vedere con quanto impegno il Maradona delle Ande, nonostante il dolore, sta lavorando per tornare quello apprezzato nello scorso campionato è una impareggiabile dimostrazione di attaccamento alla causa. E allora in bocca al lupo Roberto, e torna presto.
Merino, 8 ore al giorno di terapie per tornare al top
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