A pensar male, a volte ci si prende. In questo momento creare confusione o alzare ulteriori polveroni è l’ultima cosa di cui abbia bisogno la Salernitana. Però è abbastanza evidente la sensazione che in campo Merino venga sistematicamente ignorato da alcuni giocatori, in particolare quelli riconducibili ad una certa area. Al sudamericano, l’unico in grado di creare qualcosa di imprevedibile e di cambiare volto alla partita con la sua qualità, arrivano troppi pochi palloni. Invece di affidarsi ai suoi piedi, più di una volta alcuni compagni hanno preferito lunghi lanci o iniziative personali che si sono perse in un nulla di fatto. Merino, che ha incantato tutti con la sua magia contro l’Albinoleffe e che anche a Rimini è parso ispirato, ricorda per certi versi Aristoteles, l’attaccante brasiliano della Longobarda di Canà nel film “L’allenatore nel pallone” che con le sue perle finì col suscitare la gelosia dei compagni di squadra, al punto da venir messo k.o. da uno di loro, Speroni. Nonostante ciò Aristoteles nel film non demorde e, anzi, si rivela più forte anche della rivalità interna e conduce alla salvezza la Longobarda. Questo film cult è una favola a lieto fine che utilizziamo solo come termine di paragone e spunto, affinché in futuro non si ripetano certe scene. Siamo consapevoli che un giocatore, nella realtà, non possa salvare da solo la Salernitana, ma siamo altrettanto certi che se messo nelle condizioni giuste dal tecnico e dai compagni, Merino possa dare un contributo importante nelle ultime 6 gare della stagione. A meno che la cosa non dia troppo fastidio a qualcuno.
Merino come Aristoteles
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