Il video del pronto soccorso dell’ospedale Ruggi di Salerno ha riacceso i riflettori su una realtà che tutti conoscono ma che troppo spesso viene ignorata: la prima linea dell’emergenza-urgenza è al collasso. Non è solo un problema di personale ridotto all’osso o di spazi inadeguati. È un sistema che soffre, schiacciato da un numero insostenibile di accessi e, soprattutto, dal fallimento dell’assistenza sanitaria territoriale, incapace di filtrare e rispondere ai bisogni dei pazienti prima che diventino urgenze. Dentro quei reparti, ogni giorno, si combatte una battaglia. Medici e infermieri affrontano turni massacranti, gestiscono centinaia di pazienti in condizioni critiche, lavorano in una tensione costante. Ma spesso mancano gli strumenti, le risorse, la serenità per farlo nel modo giusto. E così il pronto soccorso diventa una trincea, dove l’accoglienza si trasforma in sopravvivenza e la comunicazione si spezza sotto il peso della stanchezza e della frustrazione. Le immagini della donna agonizzante, ignorata mentre implora aiuto, non raccontano solo una storia di sofferenza. Sono il simbolo di un sistema che ha perso la sua funzione essenziale: prendersi cura, non solo curare. La sanità territoriale è evaporata, i medici di base sono sempre più in affanno e i pazienti finiscono tutti lì, in ospedale, perché non sanno dove altro andare. Il risultato è che le emergenze si mescolano ai codici verdi, il tempo si dilata, la rabbia cresce. E quando la disperazione incontra il muro dell’indifferenza, il rischio è che la tensione esploda. Gli episodi di aggressioni ai sanitari si moltiplicano, i pronto soccorso diventano teatri di scontri, gli operatori si chiudono in una corazza di difesa. Ma a perdere sono tutti. I pazienti, che si sentono abbandonati. I medici e gli infermieri, che lavorano in condizioni impossibili. E un sistema sanitario che, se non cambia rotta, rischia di implodere. Il video del Ruggi non può essere solo l’ennesima denuncia destinata a perdersi nel rumore mediatico. Deve essere il punto di partenza per un cambiamento concreto. Perché dietro quelle immagini ci sono persone. Persone che soffrono. E una società che si definisce civile non può più permettersi di ignorarle
Il video che scuote le coscienze
Morte al Ruggi: il dolore inascoltato, il grido soffocato
Pronto soccorso in affanno tra emergenze, carenze e solitudine
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