La salma è stata sequestrata e si attende l’autopsia

Morte in carcere: caso Renato Castagno tra ritardi e ombre

Soffriva già da tempo di ipertensione
Antonio Esposito

Renato Castagno, 37 anni, detenuto nel carcere di Fuorni, è morto dopo un malore che lo ha colto nella sua cella. Soffriva già da tempo di ipertensione e aveva avuto un ictus. L’avvocato Bianca De Concilio, che lo assisteva, aveva presentato un’istanza al Magistrato di Sorveglianza per valutare la compatibilità delle sue condizioni con la detenzione. Ma il decesso ha reso vano ogni tentativo.  Ora, la Procura di Salerno, guidata da Giuseppe Borrelli, ha aperto un fascicolo contro ignoti. La salma è stata sequestrata e si attende l’autopsia per chiarire le cause del decesso. Ma le domande sono già tante.  Secondo i compagni di cella, Castagno ha accusato un forte dolore al petto ed è sceso in infermeria, accompagnato da un altro detenuto. Dopo poco è svenuto. L’ambulanza, però, sarebbe arrivata con oltre 45 minuti di ritardo. «Non sappiamo se sia morto in carcere o durante il trasferimento», aggiunge l’avvocato. «Ma al pronto soccorso era già deceduto».  Le incongruenze nel soccorso e i tempi dilatati sollevano dubbi. Perché l’ambulanza è arrivata così tardi? Perché un uomo con problemi di salute noti è stato lasciato in carcere senza un monitoraggio adeguato?  La morte di Castagno non è solo una tragedia personale. È un caso che mette sotto accusa un sistema carcerario spesso al limite, dove la salute dei detenuti rischia di diventare un’opzione secondaria.  Ora, la magistratura dovrà fare luce. Ma una cosa è già chiara: Renato Castagno non doveva morire così.

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