Va bene lo spoil system ma Enrico Coscioni, secondo i magistrati partenopei che lo hanno mandato a processo, avrebbe esagerato nel chiedere ad alcuni manager della sanità campana di farsi da parte- all’indomani della vittoria del centrosinistra alle elezioni regionali. Nell’udienza di qualche ora fa davanti ai giudici della IV sezione penale del tribunale di Napoli Coscioni è apparso in compagnia del suo legale ed ha ascoltato le deposizioni dei suoi tre principali accusatori: ovvero Patrizia Caputo, ex direttore dell’Ospedale Cardarelli; Agnese Iovino, all’epoca direttore all’Asl Napoli 2 e Salvatore Panaro, già commissario della principale Asl partenopea. Tutti hanno sostenuto e confermato di aver subito pressioni per lasciare il proprio incarico: pressioni esercitate dal cardiochirurgo salernitano dopo l’insediamento di Vincenzo De Luca, che risulta estraneo ad ogni contestazione. Ingerenze politiche confermate ai giudici da Panaro, che decise di non dimettersi andando incontro alla revoca dell’incarico nonostante le sollecitazioni ricevute in più occasioni anche davanti ad altri testimoni ed in locali della Regione Campania, segnatamente a Palazzo Santa Lucia. Iovino, invece, pur confermando le accuse rivolte a Coscioni ha ricordato di aver preferito dimettersi non sentendosi più sostenuta nel suo incarico dall’ente Regione. Nella sostanza è quanto accaduto anche a Caputo, che dovette lasciare il Cardarelli. La motivazione addotta da Coscioni sarebbe stata sempre la stessa: il venir meno del rapporto fiduciario perché nominati dal centrodestra, ovvero dal presidente Caldoro e la necessità di provvedere a nomine di area corrispondenti alla nuova maggioranza di centrosinistra. Il punto è nel superamento del confine stabilito dalla legge, che fa scattare ipotesi di reato a carico del cardiochirurgo, per questo finito a dibattimento davanti al tribunale di Napoli.
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