Non convince la lettura della partita di Grassadonia e Cerone

Redazione

Caro Grassadonia, caro Cerone, ci risiamo. Nella seconda gara consecutiva al Braglia, piace l’undici titolare, in cui la qualità di Jadid e Merino, la freschezza di Dionisi, l’impiego di Montervino e Soligo da interni con licenza di spingere, consentono alla Salernitana di impostare la partita nel migliore dei modi. Ai granata, e non è una novità, manca solo il gol. Tiene anche la difesa, con un Peccarisi rinato, ben coadiuvato da Bastrini. Sul piano del gioco, nulla da dire, il 4-3-1-2 è un modulo con cui il team del patron Lombardi sembra in grado di tener testa a chiunque. Quello che non convince, e anche questa non è una novità, è la lettura del match da parte dell’allenatore. Al 19esimo della ripresa, con la Salernitana costantemente nella metà campo avversaria, Cerone richiama in panchina Dionisi, ispirato, costantemente pericoloso, al di là della conclusione mancata per questione di centimetri. Il tecnico, come studiato probabilmente a tavolino prima della gara, inserisce un Caputo confusionario e come al solito impreciso sotto porta. In molti si sono chiesti perché a lasciare il campo sia stato il giovane del Livorno e non Fava, che sembra la brutta copia del bomber apprezzato nelle passate stagioni e sempre più malinconicamente a secco. La storia si ripete poco dopo: al 35esimo viene richiamato in panchina Merino, l’unico elemento in grado di fornire trame imprevedibili alla manovra granata, e, a dieci minuti dalla fine ci può anche stare, ma non per mandare in campo Cozza, ed anche in questo caso è sembrato una mossa prestabilita alla vigilia. Il fantasista calabrese, al rientro dopo tre e mesi e mezzo, cammina, non corre, e a chi ci dice che deve giocare per ritrovare la condizione, rispondiamo che non vorremmo che tornasse in forma per approdare tirato a lucido ad un’altra squadra il prossimo anno, con la Salernitana costretta a puntare sulla sua controfigura. Al contrario, già un paio di minuti prima del fallo da rigore commesso su Girardi, Jadid aveva dimostrato di essere in affanno: l’italo marocchino alla fine ha giocato 95 minuti, sebbene in panchina vi fosse Tricarico, che nelle scorse settimane era parso tra i più in palla. Resta poi da capire quale sia l’utilità dell’impiego di Capone, subentrato a Montervino, dal 90esimo in poi, che sta diventando una consuetudine al limite della provocazione. L’unica attenuante che si può concedere allo staff tecnico, è rappresentata dalla squalifica di Grassadonia, costretto a seguire il match dalla Tribuna, ma siamo sicuri che se fosse stato a bordo campo le cose sarebbero andate diversamente?

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