D’Onofrio non ebbe nemmeno il tempo di togliersi il casco, freddato vicino al suo motorino da tre colpi di pistola. A sparargli fu Eugenio Siniscalchi, per questo arrestato il 29 luglio scorso dalla Squadra Mobile di Salerno. Con lui, a bordo dello stesso scooter, c’era il fratello, all’epoca dei fatti minorenne. Ieri, dopo due anni di indagini della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori, Gennaro Siniscalchi è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia a Foggia, dove era ospitato presso una comunità. Oggi diciannovenne, è stato incastrato dall’analisi dei tabulati telefonici, che documentano l’arrivo dei due fratelli sul luogo dell’omicidio dopo un tragitto iniziato dalla casa di famiglia a San Mango Piemonte. Ucciso D’Onofrio, i due fratelli si dileguarono verso Giffoni, per passare la notte in un luogo sicuro. Anche questi passaggi sono ampiamente riscontrati dalle celle telefoniche agganciate dai lori cellulari. All’arresto di Gennaro Siniscalchi si è arrivati con un’ordinanza del Riesame, per le stesse ipotesi di reato che la Procura di Salerno ha messo a carico del fratello Eugenio: ovvero, l’aver ucciso per dissidi personali legati ai debiti maturati sullo spaccio di stupefacenti.
Già in carcere per traffico di droga, Eugenio Siniscalchi a luglio s’era visto notificare un’altra ordinanza di custodia per l’omicidio di Ciro D’Onofrio, avvenuto in Viale Kennedy- a Salerno – la sera del 30 luglio di due anni fa. Ad incastrare lui ed il fratello- all’epoca minore- proprio le indagini dalla Squadra Mobile con il supporto dei Carabinieri. A loro si è risaliti tramite l’analisi della scena del crimine, le informazioni acquisite con molta difficoltà per la reticenza dei testimoni e degli stessi familiari della vittima. Ma ad essere decisivo è stato l’esame dei tabulati telefonici, incrociato con le registrazioni dei sistemi di videosorveglianza, dal primo all’ultimo contatto tra i Siniscalchi e D’Onofrio, tre minuti prima del delitto.