All’indomani della maxi operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale emergono altri particolari dell’inchiesta che ha portato a 56 arresti

Operazione Delizia, la droga arrivava in ambulanza

L'organizzazione smantellata aveva rapporti con storici clan partenopei
Francesca De Simone

Pensavano di muoversi con grande astuzia, attraverso l'impiego dell'ambulanza per il trasporto della droga, ed invece è stata proprio l'eccessiva spregiudicatezza a farli finire nel mirino degli investigatori, le cui indagini erano partite un anno fa per poi portare all'arresto di 56 soggetti, 35 dei quali in carcere e gli altri ai domiciliari, tutti a vario titolo indagati dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione abusiva di armi clandestine.

La maxi operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale, in grado di smantellare l'organizzazione che spacciava cocaina, crack e hashish, ha preso il nome di Delizia, perché prende spunto dal nome dell'attività commerciale ("Delicious") del capo e promotore del sodalizio e della moglie, e che veniva utilizzata a volte anche come base logistica per le condotte criminose. Ad indagare per primi i Carabinieri della Tenenza di Pagani, supportata dal Reparto Territoriale di Nocera Inferiore, su un'organizzazione dedita allo spaccio, all'ingrosso e al dettaglio, non solo a Pagani, ma in vari comuni della provincia, dalla Costiera Amalfitana alla Piana del Sele. Tra le iniziative degne di nota, quella dell'utilizzo dell'ambulanza e del suo autista come corriere.

L'indagine è partita da un giro di noti e abituali assuntori che si recavano a casa di Giacomo De Risi, arrestato nell'ambito dell'operazione e già ai domiciliari per precedenti specifici. Si è scoperta, così, l'esistenza di una strutturata organizzazione, da lui promossa e diretta. Tra i principali stabili fornitori sono stati individuati soggetti appartenenti o legati alla famiglia Gionta di Torre Annunziata, e in particolare Valentino Gionta (nipote dell'omonimo, storica figura apicale del clan) e suoi sodali/referenti; Nicola Fiore alias “O' Pallin”, paganese con precedenti per tentato omicidio, associazione di tipo mafioso, estorsione, reati in materia di armi e stupefacenti, già affiliato al disciolto clan Contaldo sodalizio autoctono collegato alla “Nuova Famiglia”; e, ancora, altri paganesi in accertati rapporti di frequentazione con esponenti delle famiglie storiche della criminalità organizzata locale o in rapporti di parentela con essi: è il caso di Giuseppe D'Auria, nipote di Giuseppe Olivieri detto “Peppe Saccone”, figura di grande rilievo della camorra dell'Agro nocerino-sarnese degli anni '80 e referente areale della “Nuova Famiglia”, ucciso in un agguato camorristico il 25 giugno 1990. In tutto sono stati coinvolti nell'operazione 350 militari impegnati in Campania e non solo. L'indagine è partita dalla Procura di Nocera per poi investire anche la Direzione distrettuale Antimafia.

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