Parola d’ordine: ricompattare

Redazione

“Un suicidio collettivo” è un’esilarante commedia di Peppino De Filippo. Qualcosa che ricorda vagamente quel che sta cercando di fare l’ambiente sportivo salernitano, anche se in tal caso non c’è proprio niente da ridere. Il triplice fischio alle operazioni di calcio-mercato hanno tolto il coperchio al Vaso di Pandora e tutti i malesseri sono venuti fuori, causando un clima da tutti contro tutti che non giova a nessuno, che soprattutto non giova alla Salernitana che, a zero punti dopo due partite, corre il rischio di giocare contro gli avversari in campo, contro i contestatori sugli spalti, contro la stampa contro e la conseguente, inevitabile paura di sbagliare. Lombardi e Acri possono essere accusati del mancato ingaggio di un’altra punta, anche se vogliamo ricordare che c’è un supermarket degli svincolati che è sempre aperto. Ma accanirsi contro Montervino perché ex capitano del Napoli o contro l’ex avellinese Millesi suona quasi come un tentativo di cercare “la spuntella” – come si dice dalle nostre parti – per attaccare briga. Perché allora non contestare anche Polito e Stendardo, perché napoletani, il capitano Luca Fusco per i suoi trascorsi a Messina, l’ex irpino Pepe? Visto che ci troviamo, perché non contestare tutti i giocatori, perché nessuno di loro è nato in maglia granata? Il calcio è passione per chi lo segue, ma professione per chi lo pratica: Montervino ha lavorato a Napoli e per i prossimi 3 anni suderà per una nuova maglia, quella della Salernitana, così come i Cozza, Statella, Caputo, Millesi e tutti i nuovi arrivi che – onestamente – non sono affatto dei brocchi. I calciatori vengono pagati per lavorare, ma lasciamoli lavorare in un ambiente un pizzico più sereno ed entusiasta. La parola d’ordine dev’essere: ricompattare, nel nome della bandiera, perché – come dicono sempre i tifosi – gli uomini passano, la Salernitana resta.

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