L’ufficio politico del PdL si spacca sulle candidature per il consiglio regionale, dividendosi sul primo punto d’onore voluto dall’aspirante governatore Stefano Caldoro: approntare un codice etico che stabilisca l’esclusione dalla competizione elettorale di tutti gli indagati o condannati. Se il principio passasse, non sarebbero pochi gli esponenti del centrodestra a doversi fare da parte. Un sacrificio di voti in alcuni casi notevole, sul quale è in corso il solito gioco delle correnti di partito con tanto di veti incrociati e pollice verso nei confronti di nomi eccellenti. Oggi il coordinamento regionale del PdL smentisce le lacerazioni così come le esclusioni di candidati di peso, confermando però il codice etico ed ipotizzando eccezioni allo stesso che, per motivi di trasparenza, saranno motivate politicamente. In sé, la posizione del PdL pecca di incoerenza, perché se il codice etico stabilisce che indagati e condannati non possono candidarsi, il principio deve valere per tutti, nessuno escluso. Tra le eccezioni che vorrebbe imporre il coordinamento regionale del PdL, retto di fatto da Nicola Cosentino e Nicola Landolfi, c’è di sicuro quella di Alberico Gambino, ex sindaco di Pagani sospeso dall’incarico per una condanna ad un anno e se mesi di reclusione per peculato. Gambino, che ha beneficiato dell’indulto, s’è dimesso da assessore provinciale al Turismo, ma è stato ripescato come consulente dal presidente della Provincia Cirielli: dunque è rientrato a Palazzo S.Agostino dalla finestra dopo esserne uscito dalla porta. Lo stesso meccanismo che Cosentino, il sottogretario per il quale la Cassazione ha confermato la legittimità della richiesta d’arresto formulata per presunte collusioni malavitose, vorrebbe applicare per imporre la candidatura di Gambino alle regionali: il codice etico dice una cosa, ma va bene un’eccezione motivata politicamente dal fatto che servono i voti. E così l’ex sindaco di Pagani, nonostante la condanna per reati connessi alla pubblica amministrazione, si può dire sicuro della candidatura perché, come da lui stesso dichiarato, lo garantisce Cosentino. Prima di avviarsi verso la passerella politica della Borsa turismo di Milano, magafonata dalla solita emittente scelta chissà perché senza una trasparente gara d’appalto, il consulente politico del presidente Cirielli farebbe bene a spiegare a chiare lettere i dettagli della sua vicenda giudiziaria, se non altro per giustificare l’eccezione della sua candidatura. Due le accuse che lo hanno riguardato: la prima relativa agli accertamenti di spesa che avevano ricostruito una somma complessiva sui 30mila euro per cene, trasferte e feste pagate con la carta intestata al Comune di Pagani. La seconda, concernete un’ipotesi di concussione che il Pm Lenza gli aveva contestato per presunti lavori effettuati per fini personali dalla società multiservice, società partecipata del Comune.
PdL: spaccatura sul codice etico
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