Hanno convinto i giudici del Riesame le accuse formulate dai pm napoletani Antonella Fratello ed Antonello Ardituro contro il magistrato Roberto Penna, indagato nell'ambito dell'inchiesta che vedrebbe l'ex sostituto salernitano inserito in una sorta di «sistema» che aveva l'obiettivo di ripulire l'organigramma del consorzio d'imprese Research.
Il Riesame, infatti, non ha accolto il ricorso contro la misura cautelare degli arresti domiciliari avanzato dagli avvocati difensori Guglielmo Scarlato ed Alfonso Furgiuele.
Secondo la Procura partenopea, per evitare il rischio che il consorzio diventasse oggetto d'interdittiva antimafia (nell'estate 2020 tre delle partecipate erano state interdette dalla prefettura di Napoli) era stata trasferita la sede legale a Salerno con l'obiettivo di guidare, attraverso presunti funzionari prefettizi compiacenti ed altri, la fase istruttoria per far iscrivere il consorzio nella white list della prefettura di Salerno e sottoscrivere un protocollo di legalità.
Insieme a Penna sono finiti ai domiciliari il generale in pensione della guardia di Finanza, Fabrizio Lisi che secondo l'accusa contattava ex colleghi proponendo loro incarichi direttivi prospettando loro una grande occasione economica, e la compagna di penna, l'avvocatessa Maria Gabriella Gallevi (per lei l'udienza di Riesame è prevista lunedì), che fungeva da intermediaria tra gli imprenditori consortili (sono coinvolti anche gli imprenditori Francesco Vorro ed Umberto Inverso) e Salerno grazie ai suoi agganci in Prefettura.