Con il voto di ieri, che ha fatto registrare una flessione nell’affluenza rispetto al primo turno, la città di Pontecagnano ha espresso un giudizio sugli ultimi anni dell’amministrazione uscente ma non va nemmeno sottovalutata l’idea del cambio di passo impostata dal centrosinistra. Un’idea che è riuscita a fare breccia negli elettori picentini ben oltre le alleanze e gli apparentamenti. Lanzara al secondo tentativo in cinque anni ce la fa a battere il centrodestra, porta a casa poco più del 57% dei consensi e diventa sindaco di una realtà complessa, dove molto incidono relazioni storiche, retaggi da prima Repubblica ed anche assetti maturati negli ultimi vent’anni all’ombra di Ernesto Sica. Lanzara diventa sindaco sulla spinta di una parte del 62% di elettori che ieri hanno deciso di recarsi alle urne: come ogni primo cittadino sa, il primo esame va fatto sul perché il 38% dei pontecagnanesi ha deciso di restarsene a casa, visto che al primo turno la percentuale era stata superiore (oltre il 70%). Analizzare questo dato sarebbe un buon punto di partenza, se non altro per pacificare un clima che a Pontecagnano negli ultimi giorni era diventato pesantissimo, con invettive reciproche se non veri e propri insulti, social scatenati e le proposte di programma travolte dalla lotta di campanile. Oggi si riparte, punto e accapo. In consiglio Lanzara godrà di un’ampia maggioranza e le spalle forti dovrà mostrarle già nella fase di composizione della giunta, affermando autonomia ed equilibrio, verso la città che da oggi amministra e verso i cugini di Salerno che potrebbero ipotecargli la vittoria. Sull’altro fronte il silenzio accompagna larga parte del centrodestra sconfitto, con il mancato exploit della Lega a trazione Sica, la mancata rielezione di gran parte della squadra di Governo ed un campo da riconquistare cercando di capire perché sia venuta meno la fiducia dei cittadini. Francesco Pastore è giovane, saprà trarre insegnamento da questa sconfitta; ma in tanti adesso aspettano le mosse di Ernesto Sica, novella Araba Fenice in attesa di resurrezione dalle sue stesse ceneri, come ha fatto più volte in questi anni.
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