"Dal 2005 al 2017 un porto italiano su sette è stato oggetto degli interessi della criminalità organizzata". La denuncia arriva da una ricerca pubblicata su lavialibera.it il sito della rivista di Libera e Gruppo Abele.
Secondo quanto emerge dalla ricerca, – scrive l'autore Marco Antonelli, che ha preso in esame le 12 relazioni pubblicate della Direzione nazionale antimafia tra il giugno 2005 e il giugno 2017 – sui 351 porti presenti in Italia, ben 50 (circa il 14% del totale) sono stati oggetto di una qualche proiezione di gruppi criminali. Non si tratta solo di porti minori, anzi: alcuni sono identificati come di "rilievo nazionale" per la loro importanza amministrativa e altri come di "rilevanza nazionale" per la loro centralità economica. Si tratta, dunque, di un interesse diffuso e marcato, soprattutto nei porti strategici per l'economia del paese.
La frequenza dei riferimenti a ciascun porto nel corso del tempo mostra come alcuni scali sembrano essere stati costantemente sfruttati dalle organizzazioni criminali: Ancona, Cagliari, Genova e Gioia Tauro sono presenti in tutte le relazioni analizzate. Anche i porti di Salerno e Taranto compaiono quasi sempre (in 11 relazioni), così come Livorno, Napoli, Olbia e Trieste, presenti in 10 report. La mappa che ne deriva conferma che le proiezioni della criminalità organizzata all'interno dei porti sono diffuse in tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud del Paese, nelle coste tirreniche e adriatiche, a prescindere dalla regione in cui il porto è insediato.
La Dna identifica 15 gruppi criminali che svolgono attività sia nell'economia legale, sia nei mercati illeciti, in particolare nel traffico di stupefacenti, talvolta anche attivi contemporaneamente o federati in cartelli. Tra questi, la ‘ndrangheta è l'unica presente in tutti i report, seguita dalla criminalità organizzata cinese (presente in 11) e dalla camorra (in 10). Non tutte le organizzazioni sono coinvolte in tutti i tipi di affari che avvengono in ambito portuale. Il coinvolgimento della criminalità organizzata negli scali è legata prevalentemente ai traffici: stupefacenti, rifiuti e contrabbando di sigarette compaiono in tutte le relazioni analizzate. Poi i contraffatti e il traffico di esseri umani, mentre altre attività sembrano essere più sporadiche.
Dunque i porti sono uno snodo strategico e di fondamentale importanza per la criminalità organizzata, che può sfruttare l'infrastruttura e i collegamenti per svariati scopi. Un tema su cui, si legge nelle conclusioni della ricerca, il dibattito politico sembra ancora troppo timido.