In pre-dissesto da tempo, le Province minacciano di chiudere scuole e strade se il Governo non stanzierà i fondi necessari. La Sose è la società del Ministero dell’economia che ha avuto il compito di quantificare i tagli operati dal Governo nei confronti delle Province: ebbene si è scoperto che la sforbiciata ha creato solo quest’anno un buco di 650 milioni di euro nei bilanci. A copertura di questo squilibrio il Governo ha messo a disposizione nella “manovrina” appena 180 milioni; risorse, com’è ovvio, «del tutto inadeguate». L’allarme lanciato dall’Upi, Unione Province italiane, è inquietante: «i servizi che non possono più essere svolti saranno chiusi: se le strade mettono a rischio gli automobilisti o le scuole non sono sicure» non saranno fatte deroghe. Le Province non vogliono prendersi le «colpe delle scelte sbagliate di Governo e Parlamento che non hanno voluto assicurare con la manovra le risorse necessarie per garantire la sicurezza dei cittadini». Dopo aver per mesi denunciato lo stato di pre-dissesto finanziario delle Province che hanno fatto di tutto per cercare di convincere il Governo a riaprire i cordoni della borsa, i presidenti di questi enti dichiarano di non poter badare alla tutela dell’ambiente, alla manutenzione di 130mila km di strade, a quella di circa 5.000 edifici scolastici, frequentati da 2 milioni e mezzo di studenti. Dal 2013 al 2016 le entrate delle Province sono scese del 43% e la spesa complessiva si è quasi dimezzata, arrivando a calare del 47%. Inoltre, l’82% delle entrate proprie viene sottratto e trattenuto nel bilancio dello Stato, invece di finanziare, come prescritto dall’art. 119 della Costituzione, i servizi locali. Un quadro scoraggiante, come la «capacità di investimento crollata del 62% e il patrimonio pubblico che si sta deteriorando in maniera pericolosa». Per questo giovedì prossimo in Conferenza Stato-Città i presidenti delle Province non daranno l’intesa sulla ripartizione dei fondi «del tutto insufficienti riservati dalla manovra alla sicurezza di strade e scuole». Le Province erano destinate all’abolizione ma dopo la bocciatura del referendum costituzionale sono rimaste in vita con risorse insufficienti.
Province in dissesto: è scontro con il Governo
86