“Quando aprimmo Alcool Cafè”

Redazione

In un Largo Campo illuminato a festa, nella sala del piano terraneo del magnifico palazzo Genovese, ieri sera è stato presentato al pubblico (ed anche agli stessi tanti autori) il volume “Quando Aprimmo Alcool Café”. Frutto di un lavoro plurale ed appassionato, il libro – pubblicato da Plectica e curato da Giampiero De Vero, Nicola Palma e Livio Ceccarelli – raccoglie sessantaquattro contributi di avventori affezionati ed occasionali dell’Alcool Café di Luca de Vero, detto Squalo, di cui proprio ieri ricorreva il decennale della prematura ed improvvisa scomparsa. Alcool Cafè – come si evince da tutti i contributi e anche dalla presentazione fatta da Josè Elia (avventore occasionale ed astemio) e Lorenzo Mango (cliente abituale ancorché pendolare) è stato il locale che, in anticipo sui tempi, ha dato vita al recupero del centro storico ed alla riconquista della notte nella nostra città capoluogo. Il clamoroso successo dell’Alcool, inaugurato il 18 gennaio del 1986, servì da apripista per l’attuale fenomeno della movida, spingendo altri giovani salernitani ad impegnarsi nel settore dell’intrattenimento serale e notturno con l’apertura di numerosi altri locali nella città antica, molti dei quali attivi ancora oggi. E se la scrittura collettiva vanta precedenti illustri quali quelli di Luther Blisset, Wu Ming o Mama Sabot (tutte esperienze dove le tante voci si fondono in un’unica voce) questo esperimento salernitano ha il merito di riflettere e raccogliere una memoria collettiva e plurale, cucendone assieme i frammenti in un unico quadro, proprio come di mille tasselli era composto il grande specchio in cui ci si guardava e ci si riconosceva tutti al bancone di Alcool”… perché, come scrive lo scrittore noir Vargas: “è dai particolari che sai che un caffè ti è entrato nell’anima”. Tra un ricordo personale e una riflessione sulle modificazioni del tessuto urbano e culturale cittadino degli ultimi 25 anni, il libro intreccia inedite testimonianze, anche fotografiche, sulla Salerno degli anni Ottanta e Novanta, rappresentando una biografia corale del più significativo locale cittadino degli ultimi decenni e, assieme, l’autobiografia collettiva di una generazione che ha ricostruito anche nella notte una nuova socialità.

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