Hanno distrutto barriere coralline e fauna nei luoghi più caratteristici della Costiera Amalfitana, per raccogliere e commercializzare illegalmente corallo rosso, ma sono stati sorpresi dalla Capitaneria di Porto di Salerno, dopo una articolata attività di indagine coordinata dai pm Elena Cosentino e Mariacarmela Polito della Procura di Salerno. Tutti e 10 gli indagati sono stati destinatari dell’obbligo di dimora e rispondono del reato di inquinamento ambientale. Le indagini sono partite nel 2018 dopo il sequestro di corallo a seguito di un controllo di una imbarcazione al porto di Salerno.
Da qui i successivi riscontri della Guardia Costiera e le intercettazioni hanno consentito di individuare l’organizzazione composta da pescatori napoletani che dietro società formalmente costituite per la ricerca scientifica e lo sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali, commercializzavano il “Corallium rubrum”, specie a rischio di estinzione, estratto dai fondali della Costiera Amalfitana.
Un giro d’affari che secondo la Procura di Salerno ha fruttato quasi un milione di euro.
Le zone costiere danneggiate sono i siti di Punta Campanella, gli isolotti de Li Galli a Positano, lo Scoglio dell’Isca di Praiano e Conca dei Marini, tutte aree di interesse ambientale sottoposte a vincolo ( ma le immersioni, a volte, avvenivano anche in alcune località della Sardegna, della Puglia e della Sicilia). Circa 90 chilogrammi di corallo recuperato dai depositi dei pescatori che illecitamente praticavano la pesca nell’area della Costiera Amalfitana. Un danno, che secondo i consulenti tecnici della stazione Anton Dohrn di Napoli, incaricati dalla Procura, potrà essere sanato in 50 anni. https://www.facebook.com/LiraTV/videos/731649223952020/