Sono oltre 2500 le richieste di cassa integrazione alterate da un meccanismo fraudolento che l’Inps è riuscita a stanare incrociando i dati ed evitando che i soldi potessero finire nelle mani sbagliate. Di queste, oltre 500 sono relative ad aziende della Campania: circostanza che, purtroppo, assegna alla nostra Regione il record italiano in negativo, anche se va detto che è la sola area di Napoli a fagocitare i due terzi di quelle richieste truffaldine e che il dato- in un certo senso- è ritenuto “fisiologico” sul totale delle istanze per la cassa integrazione pervenute nel periodo d’emergenza Covid. Nella maggior parte dei casi si tratta di imprese fittizie o di rapporti di lavoro creati ad hoc, ovvero retrodatati, per poter richiedere il sussidio. Le indagini della Direzione Centrale Antifrode Inps hanno permesso all’Istituto di bloccare le domande truffaldine. La decisione del Governo di allargare a tutti la possibilità d’accesso agli ammortizzatori sociali per fronteggiare la crisi da Covid ha innescato, in alcuni, l’idea di poterne approfittare, sottraendo risorse preziose alla maggioranza delle aziende, quelle corrette. Al di là del caso campano, in tutta Italia sono state inoltrate pratiche per accedere ad uno dei tre ammortizzatori da parte di aziende fasulle, ovvero organismi societari creati apposta per sfruttare i benefici previsti dal decreto governativo. Una frode emersa dalle ispezioni effettuate dall’istituto di previdenza che nella sola Napoli ha scoperto ben 348 tentativi di frode.
Record di frodi sulla cassa integrazione in Campania
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