La Procura di Vallo della Lucania aveva deciso di indagare gran parte dell’amministrazione comunale di San Mauro Cilento per accuse gravissime. Falso ideologico, turbata libertà degli incanti, corruzione, concussione ed abuso d’ufficio.
A fine maggio finirono ai domiciliari l’ex sindaco Carlo Pisacane, il consigliere Pasquale Volpe ed il dirigente dell’ufficio tecnico Franco Volpe. Ma l’inchiesta travolse pure il vicesindaco Fernando Marrocco, l’assessore Angelo Di Maria, il consigliere Fabrizio Cusatis, il segretario comunale Claudio Auricchio, il dirigente della Ragioneria Angelo Cilento ed un imprenditore del settore trasporti, Alfonso Palmieri.
Gli elementi raccolti dai Carabinieri della Compagna di Vallo parlavano di gare d’appalto truccate, di assunzioni pilotate, di affidamento diretto di servizi importanti. Dalla gestione dei rifiuti alla pulizia delle spiagge, dalla ludoteche al trasporto scolastico.
Tutto generato dalla denuncia della presidente di una cooperativa che avrebbe subito pressioni affinché rinunciasse a partecipare alle gare. Ieri, però, la Corte di Cassazione ha deciso di annullare senza rinvio le misure cautelari nei confronti degli indagati.
In particolare, i giudici hanno spazzato via anche il divieto di dimora per l’ex sindaco Pisacane, per il suo vice Marrocco e per il consigliere Cusatis. Tutti possono tornare a San Mauro Cilento per Natale.
La Cassazione avrebbe accolto il nucleo della tesi difensiva. Ovvero, che la candidatura degli ex amministratori alle prossime elezioni è una mera evenienza, che nel frattempo potrebbe intervenire un’assoluzione dalle accuse nel processo, e che di fatto non c’è pericolo di reiterare il reato né di inquinare le prove.
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