Sono stati assegnati i riconoscimenti della nona edizione del Premio giornalistico internazionale

Ricordando Cristiana Matano, i nomi dei vincitori

Guerre e migrazioni temi portanti, ospite Patrick Zaki: «Nessuno dovrebbe vivere la prigionia nemmeno per un minuto»
Michele Masturzo

Edith Meinhart (Profil) per la stampa estera, Francesca Ghirardelli (Avvenire) per la stampa e web nazionale, Laura Bonasera (La7) per la tv nazionale e Dario Artale (ZetasLuiss.it) per la categoria Under 30: sono questi i vincitori della nona edizione del Premio giornalistico internazionale Cristiana Matano. Lo ha stabilito la giuria presieduta da Riccardo Arena (Giornale di Sicilia) e composta anche da Gaspare Borsellino (Italpress), Felice Cavallaro (Corriere della Sera), Raffaella Daino (Sky), Enrico Del Mercato (La Repubblica), Roberto Gueli (Rai), Xavier Jacobelli (Tuttosport), Francesco Nuccio (Ansa), Elvira Terranova (AdnKronos) e Trisha Thomas (Associated Press).

Cultura, scrittura, amore, impegno sociale, musica, divertimento, il tutto con sullo sfondo il mare che circonda l’isola di Lampedusa tanto amata da Cristiana Matano, la giornalista salernitana scomparsa prematuramente ormai 9 anni fa. Il connubio guerre-migrazioni, anche grazie alla testimonianza dello scrittore Patrick Zaki, è stato il tema portante dell’edizione 2024 del premio intitolato alla sua memoria ed è andato ad aggiungersi a quelli dell’accoglienza, dell’integrazione e dei diritti umani, importanti  quanto il rilancio di un giornalismo di qualità, fatto di reportage e inchieste laddove l’assenza di pace mette a rischio l’incolumità e la vita del giornalista.

“Seguo in continuazione le notizie – ha detto l’attivista -. Credo che nessuno affronti il mare e i rischi che ne conseguono con leggerezza, se non perché costretto ad emigrare a causa delle difficili condizioni del proprio paese d’origine. Il mio libro racconta l’esperienza di una detenzione, non necessariamente quella mia, ma quella di molte persone che vengono tenute in prigionia per le loro opinioni politiche o per avere difeso i diritti umani. Credo sia una condizione che riguarda migliaia di persone nel mondo che hanno vissuto la mia stessa esperienza”.

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