La parola rimpasto sa di cosa fatta bene a metà, come se fosse necessario un secondo tentativo perché il primo non è andato così come ci si aspettava. Eppure la decisione di Vincenzo De Luca, resa ufficiale ieri alla stampa e lunedì sera in un faccia a faccia nella sala giunta di Palazzo Santa Lucia, era nell’aria da molto tempo: almeno da quando il Pd è franato sotto i colpi del voto sovranista il 4 marzo scorso. Ma risalendo ancora più indietro, perplessità già c’erano all’indomani del referendum costituzionale naufragato a dicembre 2016. Il presidente della giunta regionale avrebbe voluto attendere il giuramento del nuovo Governo, capire dove tirasse il vento del prossimo esecutivo, quali linee strategiche, di rapporti e di risorse economiche potevano immaginarsi per il futuro. Insomma, De Luca- pure avendo secondo i bene informati le idee abbastanza chiare da molte settimane- giunti a questo punto della crisi di Governo avrebbe preferito mettere mano alla sua giunta solo una volta che sarebbero stati chiari programmi e ministri del nuovo esecutivo. Ma le incertezze romane hanno suggerito al governatore un’accelerata, per non tenere in stallo caselle e materie fondamentali per lo sviluppo della Campania ma anche per l’ormai imminente campagna elettorale per le regionali del 2020. Ed ecco spuntare l’uomo simbolo del cambio di passo impostato da De Luca e destinato a diventare l’immagine plastica della giunta regionale- ovvero Franco Roberti; la persona chiave per il Bilancio, il classico uomo giusto al momento giusto (ovvero Ettore Cinque), con un solido passato da ordinario di Economia ma soprattutto da guida della Soresa, società strumentale delle sanità campana. Cinque è un profondo conoscitore della macchina burocratica e sa ricavare margini di manovra. Bruno Discepolo all’Urbanistica è invece il segnale chiaro alla città di Napoli: già vicino all’area Bassolino all’inizio degli anni duemila, Discepolo è oggi molto critico con il sindaco De Magistris. La sua nomina punta a conquistare il capoluogo partenopeo, dove De Luca deve recuperare posizioni. Gerardo Capozza alle Attività Produttive, infine, confermerebbe il legame con il Pd romano, visto che proviene dai ranghi del cerimoniale di Palazzo Chigi e sarebbe vicino a Gentiloni. Per chi rimane fuori (tranne Lepore) tanti ringraziamenti e l’invito a «non prendersela, perché serviva un tagliando»- per usare le parole del vicepresidente Fulvio Bonavitacola cui è spettato il compito di comunicare le decisioni assunte.
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