Aperti. Al momento, più per arieggiare i locali che altro. Con lo sguardo fisso fuori, nella speranza che entri qualche avventore, nell'attesa di un significativo segnale di ripartenza vera e propria, perché la macchina un po' arrugginita rimessa in moto soltanto lunedì scorso allo scattare della zona gialla è ancora ingolfata e per andare a pieno regime avrebbe bisogno di un pizzico di fiducia in più da parte della gente, che evidentemente ancora tentenna sull'opportunità o meno di concedersi un pranzo o una cena pre-coprifuoco in uno dei tanti ristoranti cittadini.
Certo, non è facile riprendere il filo del discorso interrotto da oltre un anno di pandemia, con annessi lockdown e cambi di colore che hanno portato in dote restrizioni sfuse e a pacchetti, una di queste sembra francamente insuperabile per quei locali del centro storico – graziosi e accoglienti quanto piccoli – che logisticamente non hanno la possibilità di posizionare tavoli all'aperto. La speranza è che non mollino, i nostri ristoratori. La speranza è che anche quelli, ce ne sono diversi, che hanno deciso di arrendersi e chiudere bottega per sempre possano riflettere un attimo, ripensarci, tenere accesa quella fiammella perché l'incedere della campagna vaccinale sta diventando più serrato, perché prima o poi dovrà rispuntare il sole dopo la lunga notte buia.