Alcuni gestori di locali sarebbero pronti a violare le restrizioni anti-contagio in segno di protesta contro le istituzioni. Un allarme che non può essere ignorato. Tra le categorie più colpite, lo ripetiamo spesso in questi giorni, c'è quella dei ristoratori e dei gestori dei locali. Alcuni di loro pensano a forme di protesta morbide, come i flash mob, che nulla risolvono ma sono un modo per testimoniare il disagio sempre più diffuso nella categoria ed ottenere quella visibilità che diversamente non avrebbero, vista la serrata dei loro locali.
Altri, invece, pensano ad una sorta di disobbedienza civile, più energica, per farsi notare da quelle istituzioni carezzevoli sono con le parole, ma nei fatti molto distanti dal loro dramma. Una disobbedienza che potrebbe iniziare già nelle prossime ore, violando la prescrizione della chiusura dopo le 18, infrangendo il divieto di accogliere i clienti e servirli al tavolo. Qualcuno- in pochi a dir la verità – sembrano pronti a correre il rischio di una sanzione e di una denuncia. Ma quanti clienti sono pronti a fare lo stesso? Sul piatto della bilancia vale il rischio che si corre per la salute?
L'insofferenza delle categorie più bistrattate di questa pandemia è comprensibile: aspettano i ristori da aprile, non sanno che futuro li aspetta, nessuno dice loro se di saranno sgravi fiscali e contributivi, i loro dipendenti aspettano ancora la cassa integrazione di giugno. Ma attenzione: il tema, forse, non è se aprire o rimanere chiusi adesso, quanto riaprire in un prossimo futuro che si spera vicino ed in maniera definitiva per ripartire in sicurezza e per sempre. Il tema, semmai, è dare a queste categorie certezze e sicurezza sociale: dire loro "ecco, le istituzioni vi aiutano ma per carità non corriamo rischi inutili". Ma pare che finora non abbia funzionato.