Colore. Forma. Disegno. I tre elementi che costituirono la traccia stilistica e la forza della manifattura ceramica Ernestine sono i protagonisti assoluti della bella mostra antologica che ha inaugurato questa mattina al Museo città creativa di Ogliara. Nelle sale del polo mussale comunale una folla di curiosi, appassionati e collezionisti ha riscoperto attraverso i quasi 300 pezzi esposti la modernità e la raffinatezza del marchio che rese celebre Salerno nel mondo. Le curatrici della mostra, la salernitana Laura Conforti e la partenopea Maria Grazia Gargiulo, hanno selezionato solo oggetti risalenti al ventennio 1948-1968, ovvero il periodo in cui nella fabbrica di via Irno – ma prima ancora presso la fornace vietrese di Guido Gambone – lavoravano, inventavando un nuovo modo di intendere il design industriale, i principali protagonisti di una straordinaria stagione creativa: Ernestine Virden Cannon, designer americana trapiantata in Costiera, Matteo D’Agostino, architetto ed erede di una famiglia di imprenditori ceramici, ed Horst Simonis, ingegnere tedesco cui si deve il prezioso contributo di ricerca e sperimentazione sugli smalti e sui colori. Nelle teche e sui ripiani del museo brillano le forme inusuali inventate da Matteo, i suoi bianchi e neri e le linee geometriche contrapposte eppure perfettamente amalgamate ai decori floreali di Ernestine, che traeva ispirazione soprattutto dalla natura declinandola in varie sfumature di colori.
Rivive il mito di Ernestine
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