Nuovamente in tilt il Pronto Soccorso del Ruggi e la domanda mai fatta è: chi soccorre i soccorritori? Si, perché anche gli operatori addetti al servizio di trasporto degli infermi in ambulanza sono incolpevoli vittime di un sistema che è saltato, per carenze strutturali, per carenze organiche ma anche a causa di tanti cittadini che potrebbero rivolgersi ai rispettivi medici di famiglia e curarsi a casa, piuttosto che andare ad ingolfare ulteriormente l’infernale coda che ogni volta si forma. Dalla serata di ieri, all’ospedale di via San Leonardo, la situazione è tornata alla normalità solo in mattinata: ambulanze bloccate tutta notte, tanti, troppi pazienti dentro – naturalmente trasportati in barella – e gli operatori fuori, ad aspettare al freddo, visto che non potevano far ritorno in sede senza la lettiga. Pazienti anche loro, ma fino a un certo punto: non è possibile trascorrere ore e ore, di notte, in attesa della barella e dunque del via libera. Al di là del potenziamento dei punti di Pronto Soccorso, difficile se non impossibile senza i fondi che il Governo dovrebbe destinare alla sanità pubblica, c’è da riammagliare la rete della medicina territoriale, prima che la pentola a pressione scoppi.
Ruggi, ambulanze in coda tutta la notte
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