Salernitana in cerca d’identità

Redazione

Cercasi Salernitana disperatamente. La squadra di Brini è alla ricerca di un’identità che fatica a trovare. O meglio, a ritrovare. Perché in ritiro, costruendo l’idea di squadra attorno a Merino ed alla sua qualità, sfruttando il suo estro, qualcosa di buono lo si intravedeva. Ma dopo gli infortuni del peruviano e di Cozza, i granata sembrano aver perso il filo del discorso. Già nelle amichevoli precampionato, quando era stato provato Ferraro alle spalle di Caputo per non mettere da parte il 4-2-3-1, si era compreso che serviva qualcosa di diverso. Poi sono iniziati gli esperimenti di Brini, che finora non hanno sortito gli effetti sperati. In Coppa, contro il Benevento, ad esempio, il trainer granata ha provato Pepe alle spalle di Caputo, dirottando Soligo sulla fascia, ma il rendimento complessivo della squadra, al di là della vittoria, era risultato insoddisfacente. Ancora prove di 4-2-3-1 negli allenamenti settimanali ma, a causa della defezione di Soddimo, nel derby di Napoli la Salernitana prova il 3-5-2, buona l’applicazione, evidenti i limiti, soprattutto in difesa e in fase di rifinitura, dove si avverte l’assenza di un elemento di qualità. La storia si ripete, alla vigilia del campionato, Brini continua a provare il modulo con cui vorrebbe schierare la sua squadra, ma poi preferisce puntare su un più moderato 4-4-2, con Soddimo sulla fascia invece che trequartista e due punte di ruolo. Il risultato? Una Salernitana mentalmente scarica perde l’incontro anche dal punto di vista tattico. Il Frosinone fa un figurone, perché Moriero schiera tutti i suoi ragazzi dove possono rendere al meglio. I ciociari giocano sempre palla a terra, in fase offensiva si presentano con almeno 5-6 elementi a sostenere la manovra, occupano meglio gli spazi, hanno un Calil che tra le linee dà continuamente fastidio e sembrano avere più gamba. La Salernitana, con Kyriazis e Galasso spaesati, fatica a contenere gli esterni avversari, balla sulle ripartenze, ma soprattutto fa una fatica enorme a costruire gioco. Soligo e Pestrin sono spesso a ridosso della difesa e questo crea una frattura tra centrocampo ed attacco, così si spiegano i pochi palloni giocabili per le punte, i tanti lanci lunghi della difesa e l’incapacità di incidere degli esterni. In attesa del recupero di Merino, previsto almeno per dicembre, da settembre in poi Cozza potrebbe consentire al trainer granata di dare corpo alla sua idea di gioco, ma il fantasista calabrese non sarà disponibili a stretto giro di posta, motivo per cui urge l’arrivo di forze fresche che possano completare la rosa, con elementi tipo Carobbio o Correa il tasso qualitativo del centrocampo crescerebbe, Rivas potrebbe dare corsa sulla fascia, una prima punta potrebbe consentire a Caputo di soffrire meno di solitudine. Ma bisogna muoversi.

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