Da oltre un mese dalla retrocessione della Salernitana, ufficializzata il 26 aprile, il presidente Danilo Iervolino non ha ancora rotto il suo silenzio. Conclusa la stagione con appena 17 punti, il peggior risultato nella storia del club, i tifosi si sentono abbandonati e umiliati. Il silenzio di Iervolino è considerato inaccettabile.
I sostenitori della Salernitana hanno visto la propria squadra subire sconfitte imbarazzanti, nonostante stipendi elevati per i giocatori. In contrasto, il presidente del Frosinone, Maurizio Stirpe, ha affrontato pubblicamente la retrocessione della sua squadra, assumendosi responsabilità e promettendo un rilancio.
Iervolino, invece, sembra incerto. Le trattative per la cessione del club rischiano di naufragare, complicate dal caso Boulaye Dia. È davvero possibile che un solo giocatore influenzi così tanto il destino economico e sportivo della squadra? Le fonti interne suggeriscono di sì, ma questa giustificazione non convince. I problemi finanziari e gestionali della Salernitana sono il risultato della gestione di Iervolino.
Gli errori nei contratti e nella gestione del personale sono direttamente imputabili al presidente e al suo staff. In questo contesto, Iervolino ha l’obbligo morale di chiarire il futuro della Salernitana e di presentare un piano di rilancio credibile. Non bastano annunci vaghi o operazioni di facciata.
Salerno e i suoi tifosi meritano rispetto e trasparenza. La Salernitana non è una semplice azienda in difficoltà, ma un patrimonio della comunità. Dopo una stagione disastrosa, è necessario un impegno concreto per il rilancio, includendo un settore giovanile forte, infrastrutture adeguate e investimenti reali.
Iervolino deve assumersi la responsabilità di risollevare il club dalla crisi attuale. La Salernitana e i suoi tifosi hanno già toccato il fondo; ora è il momento di risalire con determinazione e rispetto per una storia che merita di essere onorata.