«Grazie per le scarpe rotte che indossavi per le vie di Salerno, aiutando ogni povero che incrociavi, grazie perché avevi la gentilezza e la delicatezza degli spiriti nobili, grazie perché hai visto sempre il bene in tutti»: nel messaggio di don Carlo De Filippis il pensiero dei tanti salernitani che hanno conosciuto e apprezzato don Franco Fedullo per la sua grande umanità e il suo grande amore per il prossimo e per i più bisognosi, per i quali si è sempre speso. Lo ha fatto attraverso il suo impegno nella Caritas, non solo quando ne era a capo, ha continuato a farlo con le azioni concrete portate avanti con la sua ‘famiglia spirituale', con le associazioni di cui era il punto di riferimento, come il Centro il Pellicano.
L'ultimo saluto a don Franco Fedullo nella Cattedrale è stato commovente. In tanti erano presenti, in tanti avrebbero voluto esserci, ma non hanno potuto a causa delle restrizioni dovute al Covid, a quel maledetto virus che si è portato via don Franco. Nelle parole di don Alfonso Raimo, vicario generale della Diocesi, che ha celebrato la funzione al Duomo, ‘la gratitudine al Signore per averci dato un sincero compagno di viaggio, un integerrimo pastore, un sapiente, compassionevole dispensatore della Divina misericordia'.
"Per un misterioso disegno della Provvidenza – ha scritto l'arcivescovo Bellandi all'estero per un corso di esercizi spirituali nel suo messaggio – appare significativo che la sua morte sia avvenuta nel giorno in cui si fa memoria della risurrezione del Signore, quando la vita ha vinto la morte. E che i suoi funerali si celebrino nel giorno della nascita al cielo di San Giovanni Bosco, un santo sociale che ha speso la vita per l'eduzione dei giovani e l'aiuto dei più derelitti. Una figura, quella del Santo torinese, che don Franco ha particolarmente amato e pregato". Tante le vocazioni nate a San Domenico, come ha ricordato, nella sua omelia, don Mauro Gagliardi, accompagnato da don Franco nel percorso verso il sacerdozio. Dal Vaticano, arriva anche il messaggio del vicario del Papa, il cardinale Agostino Vallini. Infine, il saluto estremo con gli occhi lucidi degli amici fraterni, come don Pietro Rescigno, suo vicario a San Domenico, e dei fedeli che lo hanno amato.