Anche a Salerno sindacati, partiti politici, associazioni, comitati e semplici cittadini si sono dati appuntamento ieri pomeriggio in piazza a difesa della democrazia e della libertà’ di manifestare pacificamente. L’iniziativa, avviata da CGIL e UIL, ha visto la partecipazione di partiti politici, amministratori locali (tra gli altri il sindaco del capoluogo ed altri primi cittadini del territorio) associazioni, comitati, semplici cittadini.
Tutti insieme per contrastare una legge, già approvata dalla maggioranza alla Camera, che ha il chiaro intento di comprimere le libertà e il diritto delle persone a manifestare il proprio dissenso. Lo scopo della manifestazione è stato quello di sollecitare l’attenzione delle massime cariche istituzionali sulla tenuta sociale, qualora il disegno di legge sicurezza passasse in Senato.
Un pericolo non sottovalutabile, secondo gli organizzatori, perché il principio che anima questo provvedimento, infatti, è lo stesso del decreto Caivano, del decreto rave, della legge 50 impropriamente chiamata decreto Cutro: il DDL 1660, infatti, introduce nuovi reati penali, prevedendo il carcere per chi occupa strade e spazi pubblici o privati, limitando così le iniziative e le mobilitazioni sindacali, mettendo a rischio la capacità dei cittadini di difendere i posti di lavoro e di contrastare le crisi aziendali e occupazionali. Inoltre, si introduce il reato di resistenza passiva, rendendo impossibile ogni forma di dissenso pacifico e si inasprisce il dettato del Codice Rocco, con la non obbligatorietà del differimento della pena per le donne incinte e le madri di bambini fino a un anno di età.
La prefettura ha, dunque, aperto le porte ai manifestanti per accogliere timori e rimostranze e si è impegnata a trasmettere all’attenzione del Governo le ragioni della manifestazione.
«Siamo soddisfatti di questo primo passo – asseriscono Antonio Apadula, Segretario Generale Cgil, Ciro Marino e Patrizia Spinelli, Coordinatori Provinciali della Uil-. Era giusto e doveroso manifestare il nostro pieno dissenso rispetto al DDL 1660. Le nostre preoccupazioni sono chiare: nessuno può ledere il diritto alla libertà del popolo italiano».