Cristo si è fermato ad Eboli, era il titolo di un bel libro di Carlo Levi. Ma anche Allah non è andato molto più a nord. Per circa 700 suoi fedeli (il 98% dei quali uomini), infatti, il viaggio dal loro paese d’origine, nel sud del mondo (Marocco, Tunisia, Algeria…) è finito qui. Più precisamente a San Nicola Varco. Sulle rovine di un mercato ortofrutticolo, costruito dalla Regione con i miliardi dello stato a metà anni ’80, e mai avviato, hanno costruito un piccolo villaggio, fatto di capanne, baracche, rifiuti e povertà. E – come in tante parti depresse del globo – parabole satellitari e niente acqua. «Chi entra è morto, chi esce è appena nato». La scritta in arabo campeggia su uno dei muri di quello che fino a ieri l’altro è stato un ghetto, un buco nero. Fino a ieri l’altro perché è di due giorni fa l’avvio dell’intervento umanitario fortemente voluto dall’assessore regionale alle politiche sociali ed immigrazione Lilly De Felice. In tre lustri le istituzioni non avevano fatto praticamente nulla, neanche per migliorare le condizioni sanitarie, vera emergenza del luogo: scheletri d’auto, quintali di spazzatura ammassati nei cortili, tra una catapecchia e l’altra. Se al buio inciampavi e cadevi a San Nicola Varco non ti potevi neanche lavare, almeno non subito. Per toglierti il fango e lo sporco di dosso dovevi prima passare dall’unica fontana – unica sorgente in 14 ettari di polvere, fango e cemento – prendere l’acqua, accedere un fuoco, riscaldare, versare insieme a un po’ di sapone. In 17 anni il comune ha speso 50 mila euro per costruire un solo bagno comune, con nove docce, che si è intasato dopo un mese. E un faro, che non è collegato alla rete elettrica… non ufficialmente, almeno. Si cucina e ci si riscalda con la legna, fin dai primi insediamenti negli anni ’90. I più fortunati usano cucinotti alimentati da bombole a gas… Ora la loro sorte sembra stia cambiando…
San Nicola Varco… un villaggio nel nulla
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