Da autorevoli sondaggi, veniamo a sapere che in Italia, un medico su tre, sarebbe pronto ad abbandonare la professione, subito. Turni massacranti che sottraggono tempo da dedicare alla famiglia, retribuzioni non adeguate, insomma “fare il medico da grande” non sembra più rientrare tra i sogni dei bimbi. Oggi, che non si riesce a fare una seria programmazione del fabbisogno dei sanitari in Italia e che continuano ad andare deserti i bandi per l’assunzione di medici e infermieri, il Sistema Sanitario Nazionale rischia di sgonfiarsi come un palloncino. Figuriamoci la sanità campana, già depredata da anni dei fondi necessari da parte dei governi che si sono succeduti e che hanno fatto “chi figlio e chi figliastro” nella ripartizione delle risorse. Le criticità le conosciamo, anche tramite i reiterati appelli lanciati dal Governatore De Luca: molti punti di Pronto Soccorso rischiano la chiusura, mentre si allungano a dismisura le liste d’attesa che, di fatto, rischiano di far saltare la medicina di prevenzione. Ci sono pazienti costretti ad attendere mesi prima di fare accertamenti. Qualcosa va fatta per smuovere le acque stagnanti e va fatta subito. Intanto, il sottosegretario alla Salute Gemmato in pratica sposa la linea De Luca riguardo al numero chiuso alle facoltà di Medicina che va sicuramente rivisto, superando il meccanismo dei quiz, prima che la carenza di personale possa diventare endemica: ci vogliono più uomini, più mezzi, bisogna stanziare maggiori risorse soprattutto per i medici d’urgenza.
Sanità: quelle liste… d’attesa infinita
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