Che ci sia un’Italia a due velocità, ormai da decenni, è cosa risaputa, fa rabbrividire piuttosto la sensazione di trovarsi in un Paese dove – come affermato da qualcuno – la salute pubblica è un diritto al Nord, una tenue speranza al Sud. Come sottolineato stamani dai colleghi del quotidiano la Città, i medici ci sarebbero pure, ma sono bloccati da catene e lacciuoli, insomma ci sarebbero tanti medici di base disposti a rimanere in servizio seppur ultrasettantenni, ma l’alt viene imposto da norme dell’Asl. E spuntano per l’ennesima volta le tre teste di quel mostro chiamato burocrazia. Il nemico giurato dell’Italia, soprattutto del Mezzogiorno. I dati che emergono dal Piano di Fabbisogno del personale 2022/2024 approvato dalla Regione Campania sono numeri allarmanti: tra ospedali, distretti, ambulatori e uffici amministrativi delle entità che guidano la Sanità nell’intero territorio che va da Scafati a Sapri, all’appello mancano quasi 5mila addetti. Nessuno vuole lavorare nelle strutture pubbliche, meglio il privato dove ci si può affermare professionalmente, guadagnare di più e soprattutto non mettersi in trincea per combattere contro problemi atavici e nuove emergenze, vedi punti di Pronto Soccorso, che assumono sempre più i contorni di pentole a pressione sul punto di esplodere.
Sanità, un diritto al Nord, una speranza al Sud
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