5 maggio 2024. 26 anni fa, il 5 maggio del 1998, il fango furente e inarrestabile devastò interi territori e colpì al cuore l’intera comunità, si riversò l’inferno su Sarno, Quindici, Siano, Bracigliano e San Felice a Cancello, uccidendo 161 persone e ferendo per tutta la vita i sopravvissuti alla catastrofe, che vivono con quegli orrori negli occhi. La memoria è un valore inestimabile che va coltivato e tramandato ma sarebbe bene andare oltre le parole, sarebbe bene – facendo ricorso, appunto, alla memoria – ed erigere colonne belle robuste, solide, ove costruire il futuro di tante comunità ancora drammaticamente esposte ai pericoli derivanti da dissesti ed eventuali disastri idrogeologici. Vi è l’assoluta urgenza di rendere disponibili i Fondi Sviluppo e Coesione per consentire anche di fronte a possibili emergenze, di realizzare gli interventi necessari, visto che sono le uniche risorse destinate al rischio idrogeologico per arginare la furia della natura e salvare vite umane da non immolare sull’altare delle beghe politiche
A 26 anni da un immane disastro, una data che non deve in alcun modo diventare occasione di far chiacchiere e liturgie. Molte aree del salernitano, hanno bisogno di fatti e di risorse. La tragedia di Sarno dovrà pur insegnare qualcosa