Continua il braccio di ferro sul ritorno in presenza degli studenti, anche quelli delle scuole superiori: il premier Conte insiste con la riapertura nel mese di dicembre. Il presidente del Consiglio sostiene che sarebbe un segnale per il Paese “e per i ragazzi”. I capigruppo di maggioranza hanno molti dubbi. Il presidente del Consiglio, dopo che la data di mercoledì 9 dicembre è stata bruciata nei fatti, ha chiesto di tener conto di una “riapertura graduale” (frase ripetuta con costanza da Lucia Azzolina, ministra dell'Istruzione) per lunedì 14. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha avanzato alcune questioni confliggenti con l'intenzione. La sanità, al pari dei trasporti, non è pronta.
Il presidente del Consiglio avrebbe, comunque, precisato che l'ipotesi deve essere ancora sottoposta al vaglio del Comitato tecnico scientifico: si tratterebbe di porre fine alla didattica a distanza nelle aree gialle dalla metà del mese. Le reazioni sarebbero state contrastanti: Iv avrebbe confermato la sua posizione favorevole ma altri partiti si sarebbero espressi contro. Timori anche dei presidi sull'ipotesi avanzata.
«Noi abbiamo sempre auspicato un ritorno pronto alla didattica in presenza – ha dichiarato all'ANSA il presidente dell'Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli-, spero che sulle riaperture ci pensino bene e valutino con attenzione». I presidi hanno chiesto di verificare anche l'utilità di tornare in presenza per una sola settimana di lezione, prima delle vacanze natalizie, in relazione ai rischi di contagio: «Finora c'è stata grande attenzione – hanno concluso – ci chiediamo cosa potrebbe accadere in quei pochi giorni».