Le fabbriche di diplomi, dove basta pagare alcune migliaia di euro (4.500, secondo le ultime notizie) per ottenere un titolo di studi, i voti sono alti e la presenza in classe può essere sporadica perché si tiene conto degli impegni lavorativi, familiari e sportivi degli alunni, sono state le protagoniste della “Scuola tagliata” ovvero la seconda puntata di “Presadiretta” la trasmissione d’inchiesta di Rai Tre, nata da un’idea di Riccardo Iacona e Francesca Barzini. Ieri sera le telecamere si sono accese sui precari della scuola (330mila) che, pur di non perdere il posto in graduatoria e rimanere disoccupati, finiscono nelle torbide maglie dei “diplomifici”… che manco a dirlo sono concentrati soprattutto nella nostra regione, come titola oggi in prima pagina “la Repubblica”: “Promozioni a pagamento, ecco il diplomificio Campania”. Nell’incipit dell’articolo, firmato da Paola Coppola, viene rilanciata la dichiarazione di un’insegnate di un’istituto parificato di Salerno che al microfono dell’inviato Domenico Iannaccanone ha denunciato: “Gli studenti devono avere una media alta, chi vuole in classe può spiegare, se non si oppone il dirigente scolastico, perché i ragazzi non devono essere disturbati”. E poi più amaramente: “Non sto lavorando, sto barattando punti”. Un sistema che non viene alla luce perché non è nell’interesse di nessuno denunciarlo. Dal racconto dell’inchiesta, infatti, è emerso che gli insegnanti che bussano a queste scuole sono i precari che sono rimasti fuori dagli incarichi statali. Il loro ingresso in una giungla dove si lavora gratis (la busta paga c’è, ma la retribuzione è pari zero, se va bene hanno contributi e rimborso spese, se va male pagano anche quelli) è l’ultima spiaggia per accumulare punti e non perdere il posto in graduatoria. In attesa di un posto fisso – che nella scuola può arrivare dopo i 40 anni – in tanti si turano il naso e si adattano. Anche a questo.
Scuola, l’inchiesta di Raitre a Salerno
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