Per i movimenti sindacali che sostengono la lotta dei precari della scuola, il decreto governativo salva-precari pone insegnanti e personale tecnico-amministrativo sullo stesso piano dei lavoratori cassintegrati, destinati a perdere oltre al posto anche l’indennità di disoccupazione. Questo perché il decreto non ha sortito gli effetti previsti: sulla carta era stabilito che i precari licenziati percepissero un’indennità, che fossero loro riconosciuti dodici punti in graduatoria e fossero obbligati ad accettare anche le supplenze brevi, pena la perdita di quanto acquisito nel servizio precedente. In realtà, pochi fortunati sono stati impiegati per qualche giorno di supplenza o per spezzoni di ore. L’elenco degli aventi diritto al contratto di disponibilità è ancora in fase di attuazione ed è sospesa qualsiasi forma di sostegno al reddito da parte dell’INPS; i fondi regionali destinati ai precari non vengono ancora sbloccati. Le scuole non nominano i supplenti oppure nei rari casi in cui lo fanno non li retribuiscono perché senza soldi. Anche per questo i precari hanno deciso di riunirsi sabato a Napoli, dove a Palazzo Armieri si terrà un’assemblea nazionale per fare il punto sui tagli alla scuola pubblica, sui diritti negati agli alunni disabili. Inoltre, per domani il sindacato Gilda ha indetto due ore di sciopero in tutte le scuole di ordine e grado con l’obiettivo di paralizzare le attività didattiche ed esercitare pressioni sul Governo perché si impegni a garantire occupazione ai soprannumerari e ad assumere i precari per coprire i posti vacanti.
Scuola: precari sul piede di guerra
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