Il presidente della Quinta sezione del Tar Campania, Maria Abbruzzese, ha respinto la richiesta di sospensiva proposta nel ricorso contro l'ordinanza di chiusura delle scuole della Regione, fissando con decreto cautelare la camera di consiglio per la discussione del giudizio al prossimo 17 novembre. Il decreto non è appellabile e di fatto, per quella data, l'ordinanza regionale sarà spirata e dunque cesserà anche la materia del contendere. Dunque, le scuole in Campania restano chiuse e si procederà con la didattica a distanza fino al 30 ottobre prossimo.
L'Unità di crisi della Regione Campania aveva trasmesso di primo mattino al Tar i dati che hanno fondato l'ordinanza n.79, quella con cui il Presidente della giunta regionale ha disposto la chiusura delle scuole elementari, medie e superiori per due settimane, attivando la didattica a distanza. Il presidente Maria Abbruzzese aveva escluso sabato la possibilità di una sospensiva. Di qui, la decisione di una pronuncia monocratica, più rapida, ma congelata in attesa di leggere le risultanze istruttorie che hanno spinto la Regione a sospendere la didattica in presenza nelle scuole.
Diversi i diritti in gioco: quello alla salute, che va considerato come prevalente; e quelli al lavoro e all'istruzione che comunque rivestono importanza analoga, se si considerano le posizioni dei genitori ricorrenti come quelle degli studenti, entrambi lesi dall'ordinanza. Secondo gli avvocati Felice Laudadio e Alberto Saggiomo la decisione di chiudere le scuole crea un grave danno determinato per un verso «dall'impossibilità di attendere alle proprie attività professionali, dovendo assistere i propri figli, in regime di sospensione delle attività didattiche, e, per altro, dalla lesione del diritto all'istruzione degli stessi figli».
L'avvocato Laudadio, raggiunto al telefono dalla nostra redazione, aveva detto di aver presentato una replica alle osservazioni inoltrate dalla Regione al Tar. La decisione del giudice Abbruzzese, arrivata in tarda mattinata, tiene in vita l'ordinanza, anche perché alle Regioni è consentito di adottare misure più restrittive rispetto a quelle del Governo, purché ovviamente motivate.